Disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM): cause, sintomi e terapie.

I disturbi temporo-mandibolari a carico dell’ATM racchiudono un insieme di condizioni con segni e sintomi specifici come: mandibola bloccata/storta, dolore all’orecchio, scatto mandibolare, tensione muscolare, apertura limitata. Una corretta diagnosi del disturbo è fondamentale per intraprendere la terapia più efficace.
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L’articolazione temporo-mandibolare (ATM) rappresenta una delle più complesse articolazioni del corpo umano. Ogni essere umano ha due articolazioni, una su ogni lato del viso, davanti all’orecchio. Esse collegano la mandibola al cranio e svolgono un ruolo determinante nella masticazione, nella fonazione e nella deglutizione.

I legamenti e i muscoli masticatori supportano l’ATM e permettono alla mandibola di muoversi. Interposto tra la mandibola e il cranio si trova un disco articolare fibrocartilagineo (anche detto menisco) che funge da cuscinetto , in grado di evitare lo sfregamento tra i capi ossei.

I disturbi o disfunzioni temporo- mandibolari racchiudono un insieme di condizioni patologiche a carico dei muscoli masticatori e/o del disco articolare, in grado di provocare sintomi più o meno intensi e limitazioni funzionali.

Questi disturbi si osservano con maggiore frequenza nei giovani adulti, e sono più comuni nel sesso femminile.

Chi si occupa di questi disturbi?

La gnatologia è un settore della medicina odontoiatrica che studia il normale funzionamento e le condizioni patologiche dell’articolazione temporo-mandibolare. Lo gnatologo è un odontoiatra specializzato nella diagnosi e nella cura delle disfunzioni temporo-mandibolari.

Quali sono le cause?

Il meccanismo eziopatogenetico ritenuto responsabile dell’insorgenza dei disturbi temporo-mandibolari è il sovraccarico funzionale. Infatti, un eccessivo carico dell’articolazione, in soggetti maggiormente predisposti, va a danneggiare il disco articolare e ad alterare il funzionamento dei muscoli della masticazione.

Le principali condizioni che comportano un sovraccarico funzionale per l’ATM sono :

  1. Stress e fattori psicologici: un regime di vita stressante o degli stati emotivi ansioso-depressivi possono ripercuotersi sull’apparato stomatognatico, e sollecitare negativamente le varie componenti anatomiche (denti, muscoli, ATM);
  2. Traumi a carico del distretto maxillo facciale: colpi di frusta a seguito di incidenti stradali, in base alla gravità dell’episodio, determinano lesioni muscolari più o meno importanti, con conseguenti contratture e rigidità dei muscoli della testa e del collo. Un forte trauma al mento può causare la frattura dei condili mandibolari e la dislocazione del disco articolare, compromettendo la salute dell’articolazione.
  3. Modifiche dell’occlusione: alterazioni dell’occlusione, in combinazione con altre cause, possono superare le capacità di adattamento e/o di tolleranza delle strutture muscolo – articolari e determinare una disfunzione temporo-mandibolare. Ciò può verificarsi in caso di mancata riabilitazione protesica di uno o più elementi dentari estratti. Infatti, in questi casi i denti restanti si spostano con l’obiettivo di chiudere lo spazio lasciato dai denti mancanti. Questo fenomeno determina dei cambiamenti importanti dell’occlusione fisiologica. Anche alcune terapie ortodontiche o protesi incongrue possono alterare la normale fisiologia dell’occlusione e innescare disfunzioni muscolo-articolari.
  4. Parafunzioni: comprendono il bruxismo (digrignamento), il serramento dentale, ma anche il morsicamento delle labbra, l’abitudine a mangiare le unghia, il morsicamento di oggetti. Queste condizioni non rappresentano una malattia, tuttavia il sovraccarico funzionale dei muscoli e dell’articolazione e il contatto dentale mantenuti oltre i tempi fisiologici spesso non sono indifferenti per l’ATM.

Quali sono i segni e i sintomi?

Il dolore è certamente il sintomo più comune, localizzato spesso in sede auricolare, ma non l’unico.

I sintomi specifici indicativi di una disfunzione temporo-mandibolare sono:

  • Dolore all’orecchio o davanti all’orecchio (zona auricolare)
  • Dolore diffuso al volto
  • Difficoltà ad aprire la bocca (mandibola bloccata)
  • Deviazione della mandibola in apertura (mandibola storta)
  • Dolore durante la masticazione
  • Rumori come click, crepitii o schiocchi (mandibola a scatto)
  • Mal di testa frequenti
  • Dolore e tensioni a livello dei muscoli del collo e della regione cervicale
 

Talvolta possono presentarsi sintomi a carico dell’apparato acustico:

  • Ronzio all’orecchio (acufeni)
  • Vertigini
  • Abbassamento dell’udito
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Quali sono i principali quadri clinici?

A seconda di quale sia la componente anatomica maggiormente interessata, si distinguono disturbi muscolari (a carico dei muscoli cranio-cervicali) e disturbi articolari ( a carico del disco articolare e/o dei capi ossei).

Tra i disturbi muscolari rientrano:

  1. Fatica muscolare: sensazione di rigidità o tensione alla mandibola ed affaticamento alla masticazione (soprattutto di cibi gommosi) o a mantenere la bocca aperta a lungo. Spesso è al limite con il dolore.
  2. Dolore muscolare: nella regione dell’orecchio, della tempia, del massetere. Aumenta con i movimenti mandibolari (masticare e parlare) e con le parafunzioni. Spesso si associa a uno stato ansioso-depressivo e ad eventi stressanti.
  3. Trigger point: il dolore origina da punti grilletto all’interno di un muscolo disfunzionale ma viene proiettato a distanza in zone limitrofe.
  4. Cefalee muscolo- tensive.
  5. Spasmo muscolare: contrattura dolorosa con accorciamento muscolare.
 

Tra i disturbi articolari rientrano:

  1. Dislocazione del disco: il disco articolare viene spiazzato anteriormente, ostacolando la fluidità e la simmetria dei movimenti mandibolari (mandibola a scatto, click, mandibola deviata).
  2. Osteoartrosi: degenerazione dei tessuti articolari, per usura da sfregamento dei capi ossei.
  3. Compressione: sovraccarico acuto (traumi) o cronico dei tessuti interni all’articolazione. Si caratterizza per il dolore pre-auricolare che aumenta con i movimenti mandibolari.

Come si diagnosticano i disturbi?

Una corretta diagnosi parte da un’ accurata anamnesi e un completo esame obiettivo, in cui lo specialista va a valutare lo status funzionale dell’articolazione e dei muscoli cervico-facciali.

Molto spesso per formulare una diagnosi di certezza è necessario l’ausilio della Risonanza Magnetica Nucleare, che permette di studiare l’integrità e la posizione del disco articolare e dei capi ossei. Grazie a questo esame si può avere la conferma diagnostica di alcune condizioni patologiche come la dislocazione del disco, la compressione articolare e l’osteoartrosi.

La risonanza magnetica non è un esame invasivo, non utilizza radiazioni ionizzanti al contrario di radiografie e TC.

Invece, non c’è ancora nessuna evidenza scientifica riguardo all’efficacia diagnostica di procedure come l’elettromiografia, elettrokinesiografia, pedane stabilometriche, ultrasuoni Doppler ecc.

Come si trattano i disturbi all'ATM?

Solamente una diagnosi dettagliata permette di impostare la più efficace terapia. Non esiste una terapia gnatologica universale, che vada bene per tutti i pazienti. Ogni terapia deve essere individualizzata in base al disturbo e al quadro clinico sintomatologico rilevato. Gli obiettivi della terapia gnatologica sono:
  • riduzione del dolore
  • miglioramento della funzione (masticazione, fonazione)
  • rimozione delle cause, ove possibile
L’efficacia si valuta in un arco di tempo di circa 40-50 giorni. Se entro questo range temporale non si riscontrano miglioramenti, bisogna rivalutare il tipo di terapia eseguita, il quadro clinico del paziente e fattori perpetuanti esterni (stress, posture scorrette, para-funzioni). Le terapie messe in atto sono varie, spesso combinate tra loro. I trattamenti maggiormente efficaci sono:
  1. Supporto psicologico: molto spesso la causa dei disturbi articolari è riconducibile a disturbi dell’umore, ansia, depressione o stress (fisici e/o emotivi). Agire a questo livello risulta indispensabile per evitare recidive o inefficacia delle altre terapie.
  2. Bite: sono dei dispositivi occlusali di vario genere, che vengono costruiti su misura e con delle caratteristiche specifiche in base ai differenti quadri clinici sintomatologici.
  3. Fisioterapia ed esercizi domiciliari: si tratta di esercizi fisioterapeutici che il paziente esegue autonomamente, a domicilio, dopo un’iniziale istruzione da parte dell’operatore. Per il raggiungimento dei migliori risultati, sono necessari, da parte del paziente, motivazione e costanza.
  4. Terapia occlusale: consiste nella correzione, possibilmente reversibile, dei fattori occlusali potenzialmente patogeni, qualora rilevati.
  5. Terapia manuale: viene eseguita dall’operatore in caso di blocchi acuti articolari e di disfunzioni muscolari.
  6. Terapia farmacologica: nelle disfunzioni temporo-mandibolari hanno la precedenza terapeutica tutti i mezzi e modalità sopra elencati. La terapia farmacologica può avere un’azione di sostegno o di completamento soprattutto nel controllo del dolore.
  7. Terapia chirurgica: viene riservata solo ai casi refrattari alle modalità terapeutiche sopra descritte.
Non esiste un’unica causa, non esiste un’unica terapia, c’è un unico obiettivo: la salute del paziente.
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